24 Ore di Basket alla memoria di Renato Malacarne
La Virtus ricorda
Renato Malacarne, a 30 anni dalla sua scomparsa, organizzando una 24 Ore di basket che avrà inizio alle ore 10.00 di domenica primo giugno 2014, per concludersi alla stessa ora di lunedì 2 giugno.
La manifestazione che si inserisce all'interno della consueta Festa dello Sport organizzata dal Comune, prevede numerosi eventi tra i quali gare di tiro, di schiacciate con canestri "irregolari", spaghettata di mezzanotte, colazione, etc...
La prima parte, dalle 10 alle 17 sarà dedicata ai più piccoli, gli atleti del Minibasket. In questa fase sono previste anche gare di tiri liberi e una merenda per tutti i partecipanti.
A seguire la partita sarà aperta a tutti, atleti ed ex atleti fino alla mattina successiva. In serata verranno disputate gare di tiro da 3 punti e una spettacolare gara di schiacciate con canestri "irregolari". A mezzanotte la Virtus offrirà una spaghettata a tutti i presenti.
Durante la notte gli atleti avranno la possibilità di riposare portandosi sacco a pelo o materassino; a loro verranno messe a disposizione delle brandine.
La mattina colazione per tutti per ircaricare le energie in vista delle ultime ore di partita!
La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti. E' gradita l'iscrizione per una migliore organizzazione dell'evento.
Scarica il
volantino e la
scheda d'iscrizione.
"Quello che ho imparato da Renato è come si perde. Quando perdeva una partita, quello che non faceva era cercare alibi, attaccare gli arbitri, distribuire colpe ad altri come è tanto di moda fare oggi. Quando perdeva (ricordo una durissima sconfitta ad Arosio, in promozione) Renato si metteva da parte, si concentrava, rifletteva, arrabbiato prima di tutto con se stesso. Poi cercava di capire dove e come migliorare, chiedendo anche al’allenatore cosa si potesse fare per non ripetere gli stessi errori. Una cosa da niente, potrebbe dire qualcuno. E invece una grande lezione per chi, come me, guardava con un po’ di timore reverenziale i ragazzi più grandi, che giocavano in Promozione, e li vedeva come modelli da imitare. Ma imitare cosa? C’era quello che prendeva tanti rimbalzi, quello che picchiava stando sempre nel limite del regolamento, quello che si vestiva in modo strano dopo la doccia iniziando dal cappellino; ognuno aveva qualcosa che ci colpiva e ci piaceva. Renato aveva la serietà con la quale prendeva la pallacanestro: nello spogliatoio tutto era concesso, risate e scherzi, ma al momento di entrare in campo, nella vecchia palestra dell’Oratorio (che avrebbe tanto da dire a certi atleti di oggi che si allenano nei Palazzetti e hanno da dire se l’acqua delle docce e di 0,5° più fredda del giorno prima) scattava una specie di allarme. Era iniziato l’allenamento, non si scherzava più. Ma non per paura dell’allenatore, come non era per paura delle eventuali punizioni che Renato prendeva le sconfitte in un certo modo: era per lui che tutto questo contava, perché era per lui che giocava a pallacanestro. Era un pezzetto della sua vita a giocarsi tra i due canestri; era un pezzetto della sua vita ad essere un po’ avvelenato da una sconfitta. Non così importante da starci troppo male, ma abbastanza importante da rifletterci e da cercare di migliorare. Quello che ho imparato da Renato è che ognuno è il migliore allenatore di se stesso, e che lo si vede davanti alle sconfitte. Che non sono mai vere sconfitte se aprono la porta alla riflessione e al miglioramento. Poi Renato ha incontrato una sconfitta vera: ma il suo ricordo ci aiuta a trasformare anche questa amarissima partita persa in una occasione per essere persone migliori. La partita della vita non ha tempi supplementari; per Renato è finita troppo presto, come se il cronometro fosse improvvisamente impazzito. Sta a noi continuare a giocare, imparando e insegnando ai ragazzi di oggi la cosa più importante dello sport: saper come si perde."
Raffaele Mantegazza